Le origini del nome parquet sono incerte. Sappiamo che la parola è francese e si pronuncia “parchè”. Si pensa che sia il diminutivo di parc, piccolo parco, quasi un sinonimo di ambiente naturale interno, in contrapposizione ai lussureggianti giardini che circondavano le dimore e le regge dei nobili dell’antichità.
Questa ipotesi potrebbe essere avvalorata dalla consuetudine del re francese Luigi XIV, il famoso Re Sole, di tenere i suoi consigli in una sala della Reggia di Versailles chiamata, appunto, Parquet, dotata di un elegantissimo e pregiatissimo pavimento in legno.
Dal XVII secolo il parquet è diventato uno status symbol, un elemento di arredo irrinunciabile per i palazzi della nobiltà e della ricca borghesia, che avevano nella reggia dei monarchi francesi un modello di ispirazione.
Le pose a “a fascia e bindello” e a “mosaico” diventarono ben presto dei paradigmi per gli interior designer del periodo barocco. In Italia, Filippo Juvarra, architetto di casa Savoia, realizzò splendidi parquet con decorazioni in stile barocco a Palazzo Madama a Torino e nella palazzina di caccia a Stupinigi.
Il legno, tuttavia, è sempre stato un materiale utilizzato per realizzare strutture e finiture di pregio. Alcuni degli esempi più spettacolari nella Vecchia Europa, si possono ammirare in Norvegia.
Si tratta delle Starvkirke, le “chiese a pali portanti”. Le più importanti si trovano nella regione di Sogn og Fiordane e sono quelle di Borgund, la più bella, e quella di Urnes, la più antica, inserita nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
I pavimenti sono in legno e sono composti da assi molto semplici. Non sono più quelli originali, ma se vi capita di andare a visitarle, guardatevi intorno. Gli intarsi sono di una bellezza straordinaria.
E poi dovete sentire il profumo delle resine e del catrame, che impermeabilizzano le strutture. Sono come navi che devono affrontare il clima rigido e piovoso della terra dei Vichinghi.
Sì, oggi abbiamo viaggiato un po’ con la fantasia. Ma ne valeva la pena.